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Brainstorming? Per la tempesta perfetta serve un “porto sicuro”

Come un oceano. La pandemia ha rapidamente avvolto tutto: il mondo, le nostre vite, la quotidianità. Anche quella lavorativa. Proprio come il mare magnum degli antichi che circondava tutto il mondo abitato. Il moto ondoso del Covid-19 e nuove correnti hanno ridisegnato il movimento delle acque del nostro oceano professionale. E nulla sarà più come prima. Ma come gestire la “tempesta” per eccellenza in ufficio: il brainstorming? Nel futuro ibrido che ci aspetta, in parte già presente, questo elemento di valore per le aziende starà a galla. Anzi, approfitta della grande onda della rivoluzione in ufficio e si ritaglia un ruolo ancor più rilevante. Servono, però, le giuste “coordinate nautiche”, anche in virtù dell’ibridizzazione degli uffici ove è oramai sempre più frequente una suddivisione tra lavoratori in presenza e da remoto.

Brainstorming, questo (s)conosciuto

Il brainstorming è un elemento centrale in ambito aziendale. Il termine, coniato negli anni ’30 dal pubblicitario americano Alex Osborn, dice già molto: tempesta di cervelli. Molto, non tutto, come vedremo più avanti.
Si tratta di una tecnica creativa di gruppo. Serve a far emergere idee e possibili alternative per risolvere un problema, affrontare una sfida, abbracciare un’opportunità. Vi sono delle regole:

  • nessuna critica alle idee degli altri, in modo che ciascuno deve sentirsi libero di dire tutto ciò che gli passa per la testa;
  • spiegare, non tarpare le ali. Ben vengano i voli pindarici, purché non si propongano idee per mero divertissement o, peggio, per autocompiacimento.
  • Per una volta, la quantità prima di tutto: per sgrossare e affinare a livello qualitativo ci sarà tempo.

Tutte le idee sono sul piatto? Si passa al perfezionamento e all’evoluzione di ognuna di esse. Le si riesamina, selezionando le più interessanti, e si discute di come combinarle sapientemente e migliorarle.

Un elemento di valore

In quasi tutte le aziende si fa brainstorming. Talora non proprio osservando tutte le regole e trasformandolo più in una sorta di team building, ma lo si fa. Perché? Perché anche chi non è esperto della materia ne riconosce la validità. Lo confermano numerosi studi: la tempesta di cervelli porta molteplici vantaggi a chi la pratica e al business aziendale. In particolare:

  • migliora la capacità di comunicazione e d’interazione di un gruppo, rafforzando l’ascolto attivo;
  • promuove una cultura collaborativa all’interno dell’organizzazione e favorisce una naturale inclusione;
  • rafforza la fiducia interna.

Perché tutto ciò avvenga, tuttavia, il brainstorming deve essere fatto in modo consapevole e con un lavoro dettagliato, prima e durante la sessione. La tecnica, infatti, è unione di creatività, istinto ma anche metodo. Bisogna, insomma, fare un po’ di fatica. In compenso, restituisce un arricchimento reciproco, che porta al raggiungimento dell’obiettivo e fa bene all’organizzazione.

Cosa serve per un brainstorming efficace

Come anticipato, il termine brainstorming dice molto, ma non tutto. Questa tecnica creativa è fatta di persone e di cervelli, ma anche di ruoli ben definiti e di un ambiente favorevole. Improvvisazione, vade retro. Fare brainstorming non vuol dire meramente mettersi attorno a un tavolo e iniziare a parlare di un determinato argomento. Abbiamo visto che ci sono delle regole base da seguire. E ci sono dei dettami fondamentali che è bene rispettare perché la sessione possa sprigionare tutta la sua forza.

  • Secondo gli esperti, il numero massimo di partecipanti non dovrebbe superare la decina. L’azienda ha tanti dipendenti? Si possono organizzare più sessioni o sfruttare la tecnologia per riunire persone ubicate in luoghi diversi.
  • Ci vuole un facilitatore. Si tratta di una figura centrale. Attenzione, non è il “capogruppo”. È, piuttosto, colui che spiega il contesto e gli obiettivi da raggiungere, fa rispettare le regole e stimola la discussione con azioni, spunti e domande. Deve riuscire ad abbattere le barriere psicologiche e a stimolare la creatività, facendo emergere le idee senza che la sessione diventi una gazzarra. E, se ce n’è bisogno, ferma tutto per una pausa.

Migliore è la selezione dei partecipanti e l’incoraggiamento alla discussione, migliori saranno i risultati: a livello quantitativo e qualitativo. Manca, però, ancora un elemento: l’ambiente.

Il giusto ambiente fa la differenza

Abbiamo visto i vantaggi di mettere idee a confronto e di puntare sulla forza creativa del gruppo per generare valore. Tutto ciò resta inalterato anche oggi e lo sarà anche nell’ufficio post pandemia. Grazie a un elemento centrale: l’ambiente.
In questo caso, un posto non vale l’altro. Scegliere con cura dove effettuare una sessione di brainstorming è importante tanto quanto avere il giusto numero di partecipanti e un valido facilitatore. Il luogo ideale deve mettere tutti a proprio agio, agevolare la comunicazione e sostenere il flusso di idee. Favorendo, nel contempo, l’inclusione e limitando le distrazioni. Deve, poi, essere luminoso. Senza scordare il comfort e i giusti spazi, con sedie comode e un tavolo attorno al quale, con il giusto distanziamento, il gruppo si possa riunire.

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